venerdì 30 settembre 2011

Consigli pratici: Le posizioni dell'allattamento al seno

Di fondamentale importanza per il successo dell'allattamento al seno, per evitare problemi e consentire a ciascuna mamma che lo desidera di allattare il proprio bambino, è la posizione che si adotta e la modalità in cui il piccolo si attacca; si tratta di metodi, preventivi e allevianti, che permettono di vivere questa esperienza in modo picevole e senza dolore sia per la madre che per il piccolo.
La posizione dell'allattamento deve necessariamente comoda e confortevole sia per la mamma che per il bambino.
Le posizioni più giuste per l'allattamento al seno sono principalmente tre e sono specifiche per casi diversi e secondo le esigenze.
In qualunque situazione, è necessario, prima di incominciare la poppata, lavarsi bene, con dell'acqua e del sapone, le mani e poi solo con acqua i capezzoli, che dovranno essere successivamente  asciugati in modo accurato.

La posizione seduta

E' la posizione più comune; la mamma è seduta su una sedia, sul divano o su una poltrona, con la schiena ben dritta e con i piedi appoggiati a terra. Il braccio della mamma, che sostiene la testa del bambino, può essere appoggiato sul bracciolo o sostenuto da cuscini. E' necessario che il corpo del bambino sia "pancia a pancia" con quello dlela mamma, senza inichinarsi per porgere il seno al bambino, ma avvicinarlo al seno e sostenerlo affinchè la testa del piccolo sia poggiata sulla piega del gomito e il suo viso di fronte al seno.

La posizione distesa

Questa posizione è utile quando la mamma è molto stanca o se si vuole allattare sdraiate al letto o sul divano. La mamma è distesa su un fianco e il viso del bambino è rivolto verso il seno materno. Inoltre, la mamma  può anche mettersi sdraiata sulla schiena con il piccolo su di lei.

La posizione a rugby

Questa posizione è particolarmente indicata in caso di ingorgo mammario o per poter allattare in contemporanea due gemellini.
La mamma è seduta mentre il corpo del bambino viene tenuto al seno come se fosse un pallone da rugby.


Dott.ssa Nicolina Lo Mastro

venerdì 23 settembre 2011

I vantaggi dell'allattamento al seno.

Pediatri ed esperti della nutrizione infantile sono concordi nel definire il latte materno come migliore alimento per i neonati.
Oltre a fornire al piccolo tutte le sostanze necessarie per un'ottima crescita, è fondamentale per l'acquisizione di importanti  anticorpi e fattori protettivi che influiranno positivamente sulla sua salute futura.
Studi recenti hanno evidenziato come bambini allattati al seno hanno minor probabilità di sviluppare problematiche gastrointestinali, infezioni alle vie urinarie e risultano maggiormente protetti dallo sviluppo della celiachia e di altre malattie allergiche come le dermatiti e l'asma.
Inoltre, si è rilevato che i piccoli allattati al seno materno hanno una migliore salute dentale e sono meno esposti a rischio di sovrappeso e obesità infantile.
La composizione del latte materno varia, sia nel corso della stessa poppata che nell'arco del tempo, per adeguarsi alle necessità di crescita del neonato.
Infatti, nei primi giorni dopo il parto la neo-mamma produce il colostro; è un "latte" di colore giallo, denso e cremoso, ricco di sostanze nutritive e protettive, molto importanti per far aumentare di peso il bambino e proteggerlo da infezioni e virus.
Intorno al terzo giorno dopo il parto, avviene il cambiamento da colostro a "latte di transizione"; questo latte, dal colore biancastro e all'apparenza un pò acquoso, fornisce al neonato tutto il nutrimento di cui ha necessità.
Infine, entro qualche settimana arriverà il "latte definitivo", al quale il bambino sarà già abituato. Infatti l'allattamento al seno accresce anche le conoscenze gustative del bambino, in quanto il latte materno si modifica a seconda di quello che mangia la mamma, così il piccolo, sin da subito, sarà abituato al sapore di alimenti diversi.
La consistenza del latte materno si modifica anche nel corso della stessa poppata. Infatti, all'inizio, per placare velocemente la fame e la sete, oltre che la necessità di energie pronte, il piccolo ingerisce in massima parte acqua e zucchero; successivamente, succhiando con regolarità, il latte diventa ricco di proteine, fondamentali per la crescita. Verso la fine della poppata, i grassi aumentano, fornendo al piccolo una riserva di energie e consentendo di dargli senso di sazietà.
Oltre che per il bambino, l'allattamento al seno apporta numerosi vantaggi anche alla mamma.
Il grasso in eccesso, accumulato nel corso degli ultimi mesi di gravidanza, è di fondamentale importanza per la produzione del latte, contribuendo in tempi brevi al ritorno al proprio peso forma.
Con l'allattamento al seno viene stimolata anche la contrazione dell'utero, favorendo la riduzione del'emorragia del dopo parto e consentendo all'utero di tornare più rapidamente alle dimensioni normali.
Tra i vantaggi al lungo termine, per la mamma c'è senza dubbio la riduzione del rischio di osteoporosi in menopausa e di cancro al seno e all'ovaio.
Infine, l'allattamento al seno è anche molto economico, oltre ad essere pratico, in quanto è sempre disponibile e alla giusta temperatura.

Dott.ssa Nicolina Lo Mastro

martedì 20 settembre 2011

Latte e coccole: aspetti psicologici dell'allattamento al seno.

L'immagine della donna che allatta il proprio piccolo, rappresenta da sempre il simbolo universale della maternità.
L'allattamento al seno, oltre ad offrire l'alimento migliore per il neonato, è il naturale prolungamento del legame profondo che si stabilice nel corso della gravidanza tra la mamma e il  suo bambino.
Infatti, nel corso dei nove mesi di gestazione, il piccolo si è formato ed è cresciuto nel grembo materno, condividendo con la mamma emozioni, gioie e preoccupazioni e, una volta nato, nulla è più rassicurante e accogliente del contatto e del caldo abbraccio con la sua mamma.
Inoltre, l'allattamento al seno favorisce un importante scambio di sensazioni fisiche e psichiche che determina la nascita di un dialogo intimo e piacevole tra la mamma e il suo piccolo; per succhiare il seno, oltre alla bocca, anche la guancia, il naso, il mento e le manine del bambino sono a stretto contatto con la pelle della mamma.
Alcuni studi hanno evidenziato come il neonato, a poche ore dalla nascita, se viene appoggiato sul corpo della mamma, raggiunge quasi immediatamente il seno materno, oltre a godere di piacevoli sensazioni.
Il neonato raccoglie numerose stimolazioni materne sul proprio viso, che sono molto importanti per il potenziamento delle funzioni vitali quali la respirazione e la digestione.
Assaporando il colostro, ricorda e scopre nuovi sapori e, tra le braccia della mamma, può ascoltare di nuovo rumori e movimenti famigliari, come il battito del cuore e l'alternarsi del respiro materno.
Il contatto si arrichisce di componenti visive quando il neonato, se ha gli occhi aperti, intravede la linea curva della mammella e l'area più scura del capezzolo.
Pertanto, l'allattamento al seno facilita l'instaurarsi di un'armonia che è allo stesso tempo nutrizione e trasmissione di affetto e di coccole.
Ma può succedere che, nonostante il forte desiderio di allattare, l'impegno e la buona volontà, qualche mamma incontri delle difficoltà sia all'inizio che durante il periodo dell'allattamento.
Quindi anche in questo caso, il sostegno e l'incoraggiamento da parte del proprio compagno favorisce la promozione dell'allattamento al seno.
Un papà premuroso e collaborante nella gestione domestica,  può consentire alla propria compagna di dedicarsi in modo sereno e tranquillo all'allattamento, favorendo il rafforzarsi dell'intesa di coppia e la relazione padre-bambino.

Dott.ssa Nicolina Lo Mastro

venerdì 16 settembre 2011

Maternity Blues...quando le mamme sono tristi!

L'esperienza della nascita, sopratutto se si tratta del primo figlio, determina nella neo-mamma notevole stress e maggior vulnerabilità agli sbalzi d'umore.
La stanchezza dovuta la parto, i dubbi e le insicurezze sulla capacità di accudimento del proprio bambino, accompagnano frequentemente i primi giorni dopo la nascita e  fanno si che la donna viva una normale fase di "depressione".
Anche altri fattori come il repentino calo ormonale che avviene subito dopo il parto, le difficoltà nell'avviare l'allattamento al seno, uno scarso sostegno da parte del partner e della famiglia d'origine, l'isolamento sociale ed eventuali difficoltà finanziarie possono influenzare negativamente la condizione fortemente emotiva della neo-mamma. 
Questo periodo temporaneo di tristezza è fisiologico, normale e coinvolge quasi tutte le mamme, con differenze che dipendono dal temperamento e dalla capacità di reagire di ciascuna.
Questo stato d'animo è noto come Maternity Blues, definizione coniata dal pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott negli anni Quaranta ("blues" ha un signifacato particolare in ambito musicale: è un elemento essenziale nel jazz che ne conferisce il carattere triste e maliconico); si manifesta nei primi giorni dopo il parto e si risolve spontaneamente nell'arco di 7-10 giorni senza lasciare nessuna conseguenza nè alla mamma nè al bambino.
Il tono dell'umore è mutevole, con crisi di pianto immotivato, ipersensibilità, ansia e tristezza; possono manifestarsi difficoltà nella concentrazione e del pensiero concettuale fino ad un lieve stato confusionale, alterazioni del ritmo sonno-veglia (già messo a dura prova dai ritmi del neonato), cefalea e disturbi di tipo alimentare come l'inappetenza o il desiderio di mangiare molto e di tutto.
Subito dopo il parto, la donna deve modificare l' immagine di sè, da gestante a quella di madre che si prende cura del proprio bambino, contribuendo a sviluppare sentimenti di confusione. Inoltre, le neo-mamme vivono angosce di separazione e senso di vuoto, necessario per realizzare la rottura del legame fusionale col il feto ed iniziare la relazione con il bambino reale con i suoi bisogni e necessità.
Per superare questo breve e fisiologico periodo di tristezza, oltre alla consapevolezza materna, di fondamentale importanza è la presenza e il sostegno del partner.
Se il periodo di malinconia e tristezza, tipico delle prime settimane dopo il parto, non tende a scomparire, ma si protrae, accentuando alcuni sintomi come l'ansia, l'insonnia, lo stato di malessere, il senso di depressione e la perdita di interesse nei confronti del neonato, è necessario parlarne con il proprio medico curante o con uno specialista, in quanto potrebbe verificarsi un'evoluzione della sintomatologia in un quadro depressivo vero e proprio.


Dott.ssa Nicolina Lo Mastro

sabato 10 settembre 2011

Genitori si diventa...insieme è meglio!



La nascita di un bambino, soprattutto se si tratta del primo figlio, è un evento davvero incredibile e sconvolgente per entrambi i genitori. Tutto è ignoto, sconosciuto e molto spesso l'arrivo del bambino sembra privare i neo-genitori di quello che, fino a quel momento, costituiva il proprio senso di identità.
Si tratta di un evento unico, ricco di emozioni e di gioia ma allo stesso tempo cambiano le priorità, l'organizzazione della vita di coppia e i progetti per il futuro.
La relazione di coppia, nel passaggio da "due" a "tre", è destinata a modificarsi, cambiano equilibri e accordi ormai consolidati e pertanto sarà necessario trovarne altri più adatti alla nuova situazione.
E' un cambiamento senza dubbio positivo, che può unire ulteriormente la coppia, ma è inevitabile anche qualche timore e momenti di scoraggiamento. Sensazioni di precarietà e insicurezza per il nuovo ruolo sono molto comuni, anche in coppie ben consolidate. 
Pertanto, è fondamentale non mettere mai in secondo piano la coppia. Comunicare e confrontarsi è il modo migliore per prevenire discussioni e senso di rabbia.
Spesso, nei primi giorni dopo il rientro a casa dall'ospedale, la cura del piccolo e le visite di parenti e amici assorbono completamente la maggior parte del tempo dei neo-genitori, tanto da non riuscire a trovare uno spazio per scambiarsi le prorie sensazioni di felicità o di inadeguatezza.
Sarebbe opportuno che la coppia possa ritagliarsi un momento in cui ci sia la necessaria tranquillità per potersi ascoltare a vicenda, evitando le critiche, e supportarsi reciprocamente.
E' necessario il coinvolgimento e la partecipazione del neo-papà nelle prime esperienze di cura e nella crescita del piccolo, favorendo così il nascere di una nuova relazione, pur continuando a fornire attenzioni e ed energie alla mamma.
Il sostegno emotivo e pratico del partner è di fondamentale importanza per incoraggiare la neo-mamma ad allattare al seno e, qualora l'allattamento al seno non fosse possibile, il papà potrebbe partecipare alla preparazione del biberon, godendosi la gioia di poter nutrire in prima persona il proprio figlio così come la mamma.
Anche la suddivisione dei compiti è fondamentale per affrontare la ruotine quotidiana senza malumori e rancori.
Inoltre, non è raro che la nascita di un bambino susciti nel neo-papà delle gelosie e fastidi nei confronti del piccolo; è normale che ciò accada in quanto il neonato sembra assorbire la maggior parte delle energie fisiche e mentali della neo-mamma.
Il papà può sentirsi escluso e poco considerato in questo nuovo assetto famigliare, ma questo rapporto simbiotico tra madre e bambino non toglie nulla alla ricchezza affettiva della paternità. La gelosia paterna può manifestarsi anche nei confronti della mamma, che trascorre più tempo con il piccolo e si prende maggiormente cura di lui.
E' importante riconoscere la presenza di questi sentimenti, frequenti e fisiologici ,quando la struttura famigliare si modifica in maniera così irreversibile.
La nuova situazione determina delle difficoltà di adattamento anche per la neo-mamma; la stanchezza dovuta all'accudimento costante del bambino e alle poppate notturne, il forte senso di responsabilità, specialmente nel caso del primo figlio, fa sì che alcune donne si sentano inadeguate e con un grande bisogno di sostegno. A tutto ciò si aggiunge l'enorme calo ormonale che avviene subito dopo il parto: gli ormoni della gravidanza regrediscono mentre quelli della montata lattea aumentano.
La presenza e il supporto del partner e la necessità di tempo per ritrovare equilibrio e stabilità sono di fondamentale importanza per il benessere della mamma e della coppia.
Infatti è dall'intesa tra mamma e papà che nasce la prima sensazione di benessere del bambino.


Dott.ssa Nicolina Lo Mastro

mercoledì 7 settembre 2011

La gravidanza come esperienza unica

La gravidanza e la maternità costituiscono eventi di importanza fondamentale nella vita di una donna, da non ritenersi come fatti unicamente biologici, ma soprattutto come esperienze psicologiche intense e significative, che implicano significati emotivi profondi e fortemente evocativi del mondo interno delle fantasie e dell’immaginario individuale e collettivo.
Il divenire madre può essere considerato come una tappa determinante del processo di formazione della donna, tale da comportare una totale trasformazione e riorganizzazione del proprio senso d’identità.
Inoltre, questa tappa costituisce un banco di prova nel progetto di vita della coppia, mettendo in crisi l’equilibrio raggiunto fino ad ora, riorganizzando i ruoli e le funzioni in vista dell’ingresso di un nuovo membro nella famiglia, il figlio (Minuchin S., 1974).
Infatti, la nascita di un bambino introduce la coppia in una nuova fase del ciclo vitale, da coppia a famiglia; la diade coniugale deve allargare i propri confini per poter includere il figlio, formando così una triade famigliare in cui si evidenziano ruoli e funzioni genitoriali.
Si tratta di un evento che, pur accadendo in un tempo preciso, prende le mosse da molto lontano, riassumendo in sé l’incidenza di varie componenti, quali le famiglie d’origine dei due partner, la loro storia biologica e psichica, l’ambiente socio-culturale in cui sono cresciuti: tale evento.
In gravidanza tutto avviene all’insegna delle modificazioni vistose, che non possono essere paragonabili, per la loro portata, a nessuna delle altre epoche di passaggio della vita femminile, quali ad esempio, l’adolescenza o la menopausa.
Dal punto di vista biologico, l’organismo di una donna diventa un laboratorio; si attiva in modo singolare per garantire lo sviluppo del nuovo individuo, per creare lo spazio fisico necessario alla gravidanza stessa, attraverso una trasformazione corporea molto importante.
A questo intenso lavoro biologico fa riscontro una mobilitazione psichica molto impegnativa che deve affrontare la nuova realtà, ma anche il riapparire di conflitti del passato, in una situazione di aumentata permeabilità tra la sfera somatica e l’aspetto mentale, con influenze reciproche tra tali punti. Infatti, come il corpo subisce delle trasformazioni per accogliere e contenere il bambino, così la mente della donna comincia a fantasticare su se stessa nel nuovo ruolo di madre e sul proprio bambino, sulla relazione che si instaurerà tra di loro.
L’esperienza della maternità si inserisce nella storia dello sviluppo psichico personale e assume per ogni donna un significato ed una connotazione differenti; pur rappresentando un momento di massima gioia ed autorealizzazione emotiva, comporta coinvolgimenti ed implicazioni affettive profonde, tale da configurarsi come una situazione estremamente complessa, delicata e potenzialmente portatrice di ansie, angosce e preoccupazioni. 
 E’ una fase ricca di innumerevoli potenzialità evolutive, ma nel contempo è aperta a rischi che non vanno sottovalutati. Essa appare capace di riattivare dinamiche psichiche profonde, legate a vissuti psichici conflittuali consci o inconsci, legati alla struttura di personalità e alle esperienze affettive precoci. Una gestazione percepita come indesiderata, stressante o traumatica, può avere delle ripercussioni talmente pesanti e destabilizzanti sulla psiche della donna da causare l’insorgere di difficoltà e di problematiche psicologiche, a volte anche di tipo clinico, direttamente precipitate dal divenire madre (Monti F., Davalli B., 2005).
Dunque, accostarsi alla gravidanza presuppone un approccio globale che tenga conto il più possibile dei vari aspetti in gioco in quanto la gravidanza, e con essa il puerperio e l’allattamento, rappresentano una sequenza di eventi che sono sin dall’inizio biologici, psicologici e relazionali.
Dinnanzi alla necessità di prevenire situazioni problematiche derivanti dalle diverse modalità di adattamento alla nuova situazione, non sembra giovare la tendenza verso un approccio esclusivamente medico alla gravidanza e alla maternità; oggi, purtroppo, si tende ad ignorare il sostegno alla madre e alla coppia durante la gravidanza, limitandolo ai soli casi in cui uno scompenso risulti ormai evidente.

Bibliografia
Minuchin, S. (1974). Family and famiy therapy. Harward University Press, Cambridge: Mass. Trad. It. Roma: Astrolabio, (1976)

Monti, F., Davalli, B. (a cura di). (2005). Ripensare la nascita. Bologna: Pentagron.