giovedì 27 ottobre 2011

La Depressione post-partum... quando le mamme sono tristi!

La maternità comporta il più radicale cambiamento di ruolo che possa vivere una donna.  Trovarsi ad affrontare sentimenti e stati d’animo che non trovano immediato riconoscimento e conseguente collocazione all’interno dei propri personali riferimenti, la paura di non essere all’altezza, il continuo riferimento alla propria esperienza di figlia, determina un’instabilità psico-emotiva. 
Purtroppo la presa di coscienza intorno a tali tematiche è piuttosto scarsa e l’interesse al periodo del post-partum si concentra generalmente intorno alle cure ed ai consigli per accudire il neonato, o alla mamma che allatta, piuttosto che agli aspetti relazionali della diade madre-figlio e alle emozioni ed ai sentimenti della neomamma. 
Il difficile adattamento alla nuova condizione può determinare stati di sofferenza e di angoscia, fino a condizioni decisamente patologiche. Si tratta di situazioni che possono sfumare l’una nell’altra, che il sistema nosografico, DSM-IV (American Psychiatric Association, 1994), ha classificato in crescendo come “baby blues”, depressione post-partum e psicosi puerperale.
Il “baby blues”, letteralmente “malinconia del neonato”, si riferisce allo stato di malinconia che caratterizza il fenomeno; si manifesta in oltre il 70% delle madri nei giorni immediatamente successivi al parto. È una sindrome clinica di intensità moderata, transitoria, di breve durata e nel complesso benigna, che insorge nei primi dieci giorni dopo il parto. 
Nel caso in cui questo stato d’animo persista per oltre due settimane, si deve ritenere di essere in presenza di una vera e propria depressione post-partum (Monti F., Agostani F., 2006; Ammaniti M.,  Cimmino S., Trentini C., 2007).
La depressione post-partum è un problema complesso e dalla diffusione crescente. Ha un’incidenza che si aggira intorno al 20-25% delle madri; l’esordio, che può avvenire dal terzo al primo anno dopo il parto, è sfumato e graduale, ma in alcuni casi può essere anche molto rapido. L’intensità della sintomatologia può variare da un lieve disagio nel gestire i rapporti all’interno del proprio nucleo familiare, fino ad arrivare a un sentimento di totale difficoltà nell’affrontare anche gli eventi più banali, legati non solo, alla maternità.
 Le madri affette da questa patologia provano un’eccessiva preoccupazione e ansia, sono molto irritabili, l’umore è depresso e frequenti sono i sensi di colpa e la perdita di speranza nel futuro; la madre esprime insicurezza e inadeguatezza circa le proprie capacità di gestire il bambino e si rimprovera di occuparsi del neonato senza provare gioia. Sia il sonno che l’appetito sono compromessi: possono esserci una difficoltà nell’addormentamento, sogni angosciosi che provocano bruschi risvegli, un risveglio precoce il mattino o al contrario un’eccessiva sonnolenza; inoltre, è possibile che si verifichi un alternarsi di perdita dell’appetito, con conseguente perdita di peso, e di episodi bulimici. Possono comparire difficoltà di concentrazione, causate dall’eccessiva stanchezza fisica che l’accudire un bambino determina, legata all’insufficiente recupero tra poppate, cambi di pannolino e sonni interrotti. Sono presenti anche sintomi fisici, solitamente dolori, debolezza muscolare, palpitazioni e vertigini (Amato M., 2007).
Quando la madre rimane sola con il bambino, possono comparire fobie e compulsioni. L’ansia aumenta a ogni richiesta del neonato e porta la mamma a consultare più volte il pediatra. La gravità può variare da episodi di depressione minore, spesso non diagnosticati, perché il funzionamento della madre è apparentemente buono, nonostante i vissuti e le esperienze emotive siano di tipo depressivo, fino a episodi di grave depressione maggiore.
Per quanto riguarda le cause dell’insorgenza della depressione post-partum, Milgrom e i suoi colleghi (2003) hanno proposto un modello eziopatogenetico di tipo biopsicosociale. In questo modo, vengono identificati numerosi fattori che entrano in gioco contemporaneamente, rendendo più probabile l’insorgere della depressione post-partum. Infatti, relativamente ai fattori biologici, è noto come in gravidanza si producono grandi quantità di progesterone e di estrogeni, in un perfetto equilibrio a seconda della fase della gravidanza; con il parto e nei giorni subito successivi, i livelli di questi ormoni si riducono bruscamente con ripercussioni sulla trasmissione dei neurotrasmettitori, incidendo, quindi, sul tono dell’umore, sulle capacità cognitive e sulla memoria. Inoltre, sembra che la prolattina, ormone che prepara le mammelle alla produzione di latte, abbia un certo effetto protettivo sull’insorgenza della depressione. Ma, le difficoltà che a volte si registrano nel corso dell’allattamento, come ad esempio l’insufficiente produzione di latte o le ragadi, possono essere fonte di stress per alcune donne, suscitando sentimenti di inadeguatezza e frustrazione.
Ci sono, inoltre, delle variabili personali che possono facilitare l’insorgenza della depressione post-partum. Donne che, in precedenza, hanno sofferto di disturbi psichiatrici sembrano essere a maggior rischio di depressione post-partum (Seifer, Dicksein, 2000). O’Hara e Swain (1996) hanno evidenziato che una storia precedente di depressione, in particolare se associata ad eventi di vita negativi, alla depressione durante la gravidanza e a vari fattori di stress legati al bambino, può essere considerata altamente predittiva della depressione post-partum.
Nonostante ciò, non mancano segnalazioni di insorgenza della depressione unicamente nel post-partum, non preceduta da precedenti episodi.
Anche un grave stato d’ansia durante la gravidanza può incidere sulla comparsa della sintomatologia depressiva nel periodo postnatale. Però, è più probabile che l’ansia rappresenti non una causa, ma una conseguenza dei numerosi eventi stressanti e dei fattori di vulnerabilità alla depressione post natale. Alcuni fattori di personalità, quali un forte bisogno di ordine, controllo e perfezionismo, una bassa autostima oppure un’eccessiva sensibilità interpersonale, potrebbero determinare la depressione, oltre che esserne l’effetto. 
Difficoltà relazionali con i propri genitori, scarse cure materne nell’infanzia, specialmente se associate ad abusi sessuali e maltrattamenti, o la perdita della madre durante l’infanzia sono tutti eventi traumatici che potrebbero essere considerati ulteriori fattori predittivi per la depressione. Cosi come donne, che hanno subito un lutto recente o un aborto, fanno fatica ad abituarsi alla nuova gravidanza, in quanto temono un’altra perdita e si sentono colpevoli di amare un’altra persona, sviluppando, successivamente, problemi dell’attaccamento nei confronti del bambino, nonché stati di panico e paura nel corso del travaglio e del parto. È stato rilevato anche che donne la cui madre ha sofferto o soffre di depressione, hanno una percentuale più elevata di rischio rispetto alla sintomatologia depressiva (Merchant D. C., Affonso D., Mayberry I., 1995).
Complicazioni alla nascita, una nascita traumatica o un parto cesareo possono provocare un vissuto doloroso e la sensazione di avere in qualche modo fallito. Il numero dei parti, l’età della donna, la mancata programmazione della gravidanza rappresentano fattori aggiuntivi di stress che possono contribuire all’insorgere della depressione post-partum (Milgrom J., Martin P. R., Negri L., 2003).Anche il temperamento del bambino e le difficoltà di interazione tra la  madre e il bambino risultano essere dei fattori altamente predittivi della depressione post-partum: una madre che vive il proprio bambino come difficile da gestire riceve un rinforzo negativo dall’interazione con il figlio, aumentando il rischio di sviluppare una depressione. Inoltre, è ben noto come la relazione madre-bambino sia caratterizzata da un adattamento reciproco nelle interazioni, in cui la madre si sintonizza con i ritmi del bambino e viceversa, ma una mamma molto depressa può essere carente nella capacità di sintonizzazione, privando, così, il bambino di esperienze di piacere e autonomia. 
Anche il conflitto coniugale, la mancanza di supporto emotivo e la qualità della relazione di coppia, possono influire sull’insorgenza della depressione. La particolare attenzione che la madre rivolge al neonato nelle prime settimane dopo il parto, corrispondente a quello stato mentale che Winnicott (1958) ha definito “preoccupazione materna primaria”, può far sentire il neo papà escluso affettivamente dalla coppia madre-bambino, con conseguenti difficoltà nel rapporto matrimoniale. Inoltre, alcuni sintomi della depressione, come irritabilità, stanchezza, perdita degli interessi e riduzione dei rapporti sociali, possono contribuire ad aumentare l’insoddisfazione coniugale (Paykel E. S., 1994) e a facilitare nelle donne vissuti di solitudine, di mancanza di sostegno pratico e affettivo da parte del coniuge (Giusti E., Pitrone A., 2004). 
È importante valutare, anche, la presenza di sostegno sociale, non solo da parte del coniuge, ma anche della famiglia e degli amici, nel periodo immediatamente dopo il parto e nei mesi successivi. In particolare, è la qualità del sostegno ad essere significativa, in quanto ad influire sarebbe la presenza o meno di qualcuno con cui condividere le preoccupazioni e sul quale poter contare in qualunque momento e circostanza. 
Il giusto sostegno fornito subito dopo il parto attenua il senso di isolamento e può essere di grande aiuto

Dott.ssa Nicolina Lo Mastro.

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